A cosa serve il pulsossimetro?

Come un termometro ci aiuta a capire quando la temperatura del corpo è troppo alta, così un Pulsossimetro potrebbe segnalarci se stiamo sviluppando un polmonite. Si tratta dunque si un piccolo strumento che consente il monitoraggio semplice e continuo del battito cardiaco e del livello percentuale di saturazione di ossigeno nel sangue. Questa percentuale consente la misurazione dell'efficacia del trasporto di ossigeno, quindi in primo luogo della respirazione. Un dato particolarmente impontante da monitorare per soggetti affetti da insufficienza cardiaca, patologie respiratorie e ;polmonari, asma bronchiale e apnea notturna o per l'uso durante attività sportive in altitudine.

Come funziona

Il funzionamento del saturimetro si basa sulle diverse proprietà di assorbimento delle radiazioni luminose dell’emoglobina legata all’ossigeno e dell’emoglobina libera. La prima, anche detta ossiemoglobina, assorbe nello spettro infrarosso, mentre la seconda nel rosso. Sulla sonda del saturimetro sono posizionati su un ramo della clip due diodiche emettono luce (uno nel rosso, a 660 nanometri, e uno nell’infrarosso, a 940 nanometri), sull’altro un sensore. Quando il saturimetro viene acceso, la luce emessa dai diodi attraversa i tessuti organici e viene ricatturata dal sensore: in base alla differenza tra la luce emessa e quella registrata il calcolatore ricava la percentuale di emoglobina legata all’ossigeno. In condizioni normali questo valore è superiore al 95%.

Quando il numero segnato dal saturimetro è inferiore al 95% ci si trova in ipossiemia, che in base al grado viene definita lieve (91-94%), moderata (86-90%) e grave (<85%). Questa condizione può essere indizio di un problema della funzione respiratoria e di potenziale rischio per la salute della persona, per esempio una polmonite in corso, come quella che si può sviluppare se si contrae il Covid 19.

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